Nell’ambito delle celebrazioni del CCXXII anniversario della nascita di Giacomo Leopardi sarà inaugurata la mostra del pittore Luca Crocicchi, a cura di Giovanna Maria Carli, che resterà aperta dal 26 giugno al 1° agosto.
L’esposizione è una antologica di venti opere esemplari della carriera di Luca Crocicchi a partire dagli anni Ottanta fino ai nostri giorni, in un percorso emozionale che si snoda tra i principali generi poetici trattati dall’artista: i dipinti neo quattrocenteschi, i ritratti, da quelli percorsi da vene che scavano fin nelle viscere del ritrattato fino agli ultimi pervasi da un’umana ‘pietas’, fino a giungere alla perfezione di forma e colore delle recenti nature morte.
Per Luca Crocicchi questa mostra rappresenta un momento di confronto e dialogo con il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi in occasione di un importante anniversario. Mentre il poeta considerava lo spaziare al di là della realtà funzionale all’immaginazione per comprendere l’infinita mutevolezza del mondo; il pittore dà vita a delle opere intrise di un indefinito spazio temporale popolate di soggetti reali, ma sempre affiancate da oggetti simbolici di non facile interpretazione immersi in un’atmosfera incantata e sospesa.
I dipinti di Lorenzo Lotto conservati all’interno del Museo Civico offrono un’ altra possibilità di lettura delle enigmatiche opere di Crocicchi. Entrambi amano accostare l’assonante al dissonante regalandoci delle scene eleganti, che ad un’osservazione più profonda sono pronte a disorientare.
Luca Crocicchi è nato a Cantagallo (Firenze) il 26 aprile 1958 dove ancora oggi vive e lavora. Da piccolo disegnava con le matite “Giotto” e la sua irrefrenabile passione per il disegno lo porta a frequentare, il Liceo Artistico di Firenze. A sedici anni inizia a dipingere con i colori ad olio e da allora non ha più smesso. Qualche tempo dopo si iscrive all’Accademia di Belle Arti, ma l’immensa irrequietezza lo porta ad abbandonare gli studi dopo qualche anno. Fondamentale per la sua formazione è stato l’incontro con Giovanni Testori, nella seconda metà degli anni ‘80, che è stato tra i primi ad intuire l’intensità della pittura di Crocicchi, e lo ha incoraggiato nel suo percorso artistico, lasciando tracce inconfondibili nella sua prima produzione.
Le sue opere sono state talvolta accostate a grandi maestri come Lucian Freud, Francis Bacon e Balthus o anche a Cosmè Tura o Mantegna per la resa di alcune figure dure e spigolose
Nel 1990, realizzando un sogno adolescenziale, Crocicchi si reca a Parigi. La città lo ispira moltissimo, ma il forte attaccamento alle sue origini lo spinge a ritornare in Italia. Per alcuni anni vive a Roma (città in cui nasce un legame di affetto e stima reciproca con Alessandra Ottieri) per poi tornare a Parigi dove rimane per due anni.
Nella metà degli anni ’90 si isola definitivamente nella sua casa di Castello per approfondire lo studio della pittura ad olio, a cui si dedica per parecchi anni. Di seguito ritorna al suo amore per i ritratti e gli interni con rinnovata vena espressiva di sintesi, ma senza nulla perdere dell’originale potenza e profondità realistica.
Attualmente Crocicchi è un pittore dalle infinite risorse, tenuto in grande considerazione dai maggiori critici italiani. Artista defilato e schivo dotato di una grande capacità inventiva da cui scaturisce una pittura piena di nostalgia, a volte dolorosa, poetica ed evocativa. Significativa in questo senso una delle sue affermazioni: “non chiamatemi ‘pittore’, e men che meno ‘artista’. Anche se non ricordo bene quando, un giorno, iniziai con supremo ardore a toccare simili luoghi”.
La sua assoluta originalità, le sue fuori dagli schemi classici e dai modelli tradizionali, hanno fatto di lui un vero e proprio -caso pittorico-, un fenomeno che ha interessato la critica illustre. Crocicchi dipinge molto, realizzando allo stesso tempo, tuttavia, pochi quadri, al massimo quindici/venti l’anno, segno del rigore e della coscienza critica con la quale egli si confronta quotidianamente: ogni compromesso o facile risultato viene rifiutato in nome di un impegno e di una ricerca estetica indomita e incessante.
L’esposizione è una antologica di venti opere esemplari della carriera di Luca Crocicchi a partire dagli anni Ottanta fino ai nostri giorni, in un percorso emozionale che si snoda tra i principali generi poetici trattati dall’artista: i dipinti neo quattrocenteschi, i ritratti, da quelli percorsi da vene che scavano fin nelle viscere del ritrattato fino agli ultimi pervasi da un’umana ‘pietas’, fino a giungere alla perfezione di forma e colore delle recenti nature morte.
Per Luca Crocicchi questa mostra rappresenta un momento di confronto e dialogo con il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi in occasione di un importante anniversario. Mentre il poeta considerava lo spaziare al di là della realtà funzionale all’immaginazione per comprendere l’infinita mutevolezza del mondo; il pittore dà vita a delle opere intrise di un indefinito spazio temporale popolate di soggetti reali, ma sempre affiancate da oggetti simbolici di non facile interpretazione immersi in un’atmosfera incantata e sospesa.
I dipinti di Lorenzo Lotto conservati all’interno del Museo Civico offrono un’ altra possibilità di lettura delle enigmatiche opere di Crocicchi. Entrambi amano accostare l’assonante al dissonante regalandoci delle scene eleganti, che ad un’osservazione più profonda sono pronte a disorientare.
Luca Crocicchi è nato a Cantagallo (Firenze) il 26 aprile 1958 dove ancora oggi vive e lavora. Da piccolo disegnava con le matite “Giotto” e la sua irrefrenabile passione per il disegno lo porta a frequentare, il Liceo Artistico di Firenze. A sedici anni inizia a dipingere con i colori ad olio e da allora non ha più smesso. Qualche tempo dopo si iscrive all’Accademia di Belle Arti, ma l’immensa irrequietezza lo porta ad abbandonare gli studi dopo qualche anno. Fondamentale per la sua formazione è stato l’incontro con Giovanni Testori, nella seconda metà degli anni ‘80, che è stato tra i primi ad intuire l’intensità della pittura di Crocicchi, e lo ha incoraggiato nel suo percorso artistico, lasciando tracce inconfondibili nella sua prima produzione.
Le sue opere sono state talvolta accostate a grandi maestri come Lucian Freud, Francis Bacon e Balthus o anche a Cosmè Tura o Mantegna per la resa di alcune figure dure e spigolose
Nel 1990, realizzando un sogno adolescenziale, Crocicchi si reca a Parigi. La città lo ispira moltissimo, ma il forte attaccamento alle sue origini lo spinge a ritornare in Italia. Per alcuni anni vive a Roma (città in cui nasce un legame di affetto e stima reciproca con Alessandra Ottieri) per poi tornare a Parigi dove rimane per due anni.
Nella metà degli anni ’90 si isola definitivamente nella sua casa di Castello per approfondire lo studio della pittura ad olio, a cui si dedica per parecchi anni. Di seguito ritorna al suo amore per i ritratti e gli interni con rinnovata vena espressiva di sintesi, ma senza nulla perdere dell’originale potenza e profondità realistica.
Attualmente Crocicchi è un pittore dalle infinite risorse, tenuto in grande considerazione dai maggiori critici italiani. Artista defilato e schivo dotato di una grande capacità inventiva da cui scaturisce una pittura piena di nostalgia, a volte dolorosa, poetica ed evocativa. Significativa in questo senso una delle sue affermazioni: “non chiamatemi ‘pittore’, e men che meno ‘artista’. Anche se non ricordo bene quando, un giorno, iniziai con supremo ardore a toccare simili luoghi”.
La sua assoluta originalità, le sue fuori dagli schemi classici e dai modelli tradizionali, hanno fatto di lui un vero e proprio -caso pittorico-, un fenomeno che ha interessato la critica illustre. Crocicchi dipinge molto, realizzando allo stesso tempo, tuttavia, pochi quadri, al massimo quindici/venti l’anno, segno del rigore e della coscienza critica con la quale egli si confronta quotidianamente: ogni compromesso o facile risultato viene rifiutato in nome di un impegno e di una ricerca estetica indomita e incessante.
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