Questo non è un primo maggio come gli altri. Con la crisi che ha colpito l’economia internazionale sta emergendo un mondo più difficile: per migliaia di lavoratori quella di domani sarà una ricorrenza dal sapore amaro.
Sono i disoccupati, i precari, i cassintegrati: cittadini che rischiano di divenire emarginati in una società costruita sull’individualismo, sull’immagine, il narcisismo, nella quale spesso le leggi di un mercato selvaggio dominano sulla cultura della convivenza civile. Allora, celebrare il primo maggio significa, soprattutto, ritornare al valore di ogni persona, di ogni cittadino, alla sua capacità di lavoro, specie nella nostra regione, in cui la responsabilità e la creatività, l’impegno e l’ingegno di ogni marchigiano, hanno plasmato la crescita economica degli ultimi decenni. E’ proprio a coloro che non possono coltivare il lavoro come vocazione fondamentale della propria vita, ai cassintegrati, ai lavoratori in mobilità, a chi ancora è in cerca di una prima occupazione, ai precari, che è dedicato questo primo maggio. A chi da mesi si trova costretto a lottare quotidianamente per consentire alla propria famiglia di continuare a vivere in maniera dignitosa. E’ dedicato a loro perché non perdano la fiducia e continuino a credere nel valore del primo articolo della nostra Costituzione, “l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Perché continuino a credere che il lavoro è il valore fondante della Repubblica Italiana, insieme alla democrazia. Perché sappiano che questa, oggi più che mai, è la loro festa. In questa giornata le istituzioni regionali confermano l’impegno straordinario in questo periodo di difficoltà, in un rapporto di proficua collaborazione con i sindacati: nel 2010 sono stati destinati 50 milioni di euro per ammortizzatori sociali a 20.000 lavoratori che vivranno condizioni di difficoltà, e 400 milioni di euro di finanziamenti e investimenti per imprese che dovranno resistere e rilanciare l’occupazione. La crisi, infatti, ancora morde, saranno sicuramente necessari anche altri sforzi per tutelare i lavoratori e le loro famiglie. Noi non ci sottrarremo a questo dovere, perché il lavoro è il diritto fondamentale di ogni cittadino e questo problema noi vogliamo affrontarlo energicamente, guardandolo dritto negli occhi, senza ritualità o retorica. Consapevoli che la vera forza della nostra regione è la coesione sociale. Prima di tutto il lavoro. Oggi più che mai.
da Gian Mario Spacca
Sono i disoccupati, i precari, i cassintegrati: cittadini che rischiano di divenire emarginati in una società costruita sull’individualismo, sull’immagine, il narcisismo, nella quale spesso le leggi di un mercato selvaggio dominano sulla cultura della convivenza civile. Allora, celebrare il primo maggio significa, soprattutto, ritornare al valore di ogni persona, di ogni cittadino, alla sua capacità di lavoro, specie nella nostra regione, in cui la responsabilità e la creatività, l’impegno e l’ingegno di ogni marchigiano, hanno plasmato la crescita economica degli ultimi decenni. E’ proprio a coloro che non possono coltivare il lavoro come vocazione fondamentale della propria vita, ai cassintegrati, ai lavoratori in mobilità, a chi ancora è in cerca di una prima occupazione, ai precari, che è dedicato questo primo maggio. A chi da mesi si trova costretto a lottare quotidianamente per consentire alla propria famiglia di continuare a vivere in maniera dignitosa. E’ dedicato a loro perché non perdano la fiducia e continuino a credere nel valore del primo articolo della nostra Costituzione, “l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Perché continuino a credere che il lavoro è il valore fondante della Repubblica Italiana, insieme alla democrazia. Perché sappiano che questa, oggi più che mai, è la loro festa. In questa giornata le istituzioni regionali confermano l’impegno straordinario in questo periodo di difficoltà, in un rapporto di proficua collaborazione con i sindacati: nel 2010 sono stati destinati 50 milioni di euro per ammortizzatori sociali a 20.000 lavoratori che vivranno condizioni di difficoltà, e 400 milioni di euro di finanziamenti e investimenti per imprese che dovranno resistere e rilanciare l’occupazione. La crisi, infatti, ancora morde, saranno sicuramente necessari anche altri sforzi per tutelare i lavoratori e le loro famiglie. Noi non ci sottrarremo a questo dovere, perché il lavoro è il diritto fondamentale di ogni cittadino e questo problema noi vogliamo affrontarlo energicamente, guardandolo dritto negli occhi, senza ritualità o retorica. Consapevoli che la vera forza della nostra regione è la coesione sociale. Prima di tutto il lavoro. Oggi più che mai.
da Gian Mario Spacca
Presidente della Regione Marche
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